CONVEGNI

  IL GOVERNO DEI PAPI NELL'ETA' MODERNA #3971 [2304]
 
  Presentazione volume su organizzazione curiale
Venerdì 9 novembre 2007 alle ore 18,15 nell’auditorium di palazzo Montani (piazza Antaldi, 2 – 61100 Pesaro) la Società pesarese di studi storici, in collaborazione con l’assessorato alla Cultura del comune di Pesaro e la Fondazione Cassa di risparmio di Pesaro, propone un nuovo appuntamento degli Incontri a palazzo Montani, la serie ideata per offrire all’attenzione del pubblico pesarese opere di interesse generale, alla presenza degli autori o dei curatori delle stesse.
Venerdì 9 novembre viene presentato il volume di Antonio Menniti Ippolito, Il governo dei papi nell’età moderna. Carriere, gerarchie, organizzazione curiale (Viella ed., Roma 2007).
La cittadinanza è invitata

Come è cambiata l’organizzazione della curia romana nel corso dei secoli? Perché si pagavano enormi somme – decine di migliaia di scudi – per diventare chierici di camera? Chi diventava papa? Come mai Martino V nel 1417 scelse Roma e non Avignone, come il re di Francia desiderava, o una città tedesca, come l’imperatore Sigismondo proponeva? Come e perché funzionò il nepotismo, sulla moralità del quale ci si interrogava anche in passato, al punto che alcuni pontefici – come Urbano VIII – istituirono delle commissioni che ne valutassero la liceità? Per quale ragione a regnare su una Chiesa, che si pretendeva, ed era, universale, per oltre quattro secoli furono solo dei papi italiani?
Lo studio di Antonio Menniti Ippolito, docente di Storia moderna all’università di Cassino, affronta una gamma di problemi storiografici connessi alla Santa sede, perlopiù ignoti al grande pubblico. Dove gli occhi dei fedeli scorgono l’ininterrotta assistenza dello Spirito santo, uno storico non può non rilevare solide persistenze ma anche fratture altrettanto profonde. Per esempio, il fatto – oggi sorprendente – che certi papi non fossero vescovi al momento dell’elezione; o il deciso cambiamento del sistema di elezione dei pontefici, che solo nel 1059 finì per essere riservata al collegio cardinalizio e poi fu più volte regolamentato; o il dato che l’ascesa al soglio di Pietro fu perlopiù effetto di una carriera curiale ben condotta, visto che chi si dedicava alla cura delle anime, compito precipuo di un buon pastore, non aveva – di solito – possibilità di ascesa.
Lo studio tratta, fra l’altro, la complessa questione delle residenze pontificie: oggi chi dice papa dice basilica di San Pietro, ma i papi si chiusero in Vaticano (e non di buona voglia) solo con la presa di Roma del 1870: prima di allora, anche dopo aver scelto l’Urbe come sede definitiva, avevano optato per molte altre residenze, da palazzo Venezia a castel Sant’Angelo e al Quirinale, e per molte altre chiese, da San Giovanni in Laterano a Santa Maria in Cosmedin, recandosi a San Pietro solo per alcune grandi festività.

Informazioni:
Società pesarese di studi storici
casella postale n. 9
61100 Pesaro PU
 
Inviato da: palos   in data: 05/11/2007

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